Maria Lucia Galli
Lo specchio dio Pan
Lo Specchio di Pan è una storia d’amore: tra un uomo e una donna, ma ancora prima e più intimamente, tra una donna e un cavallo. Lo specchio è lo sguardo dell’altro, come quando ci si specchia nelle pupille di chi ci sta di fronte. L’Altro è il cavallo Pan, e il suo sguardo laterale va dritto all’anima della donna che in esso si ritrova. Raccontata così, sembra una storia complicata, ma complicate sono le storie vere, anche le più semplici. E allora ricominciamo: Sara, un’affermata veterinaria, vede a una fiera di campagna un cavallo che le ricorda quello da lei lasciato a malincuore anni prima. Con un impulso improvviso, come se obbedisse a un richiamo oscuro, se lo porta via. Non lo ha riconosciuto, non ha ancora realizzato che il vecchio Pancio, più giallo che grigio e dagli incredibili occhi azzurri, è il lipizzano Pan, il suo cavallo di un tempo. Non lo sa ancora, ma quel vecchio cavallo destinato al macello le sembra forse un’opportunità di rimediare all’errore passato: non lo sa, ma lo sente. Qualcosa in lei si è spezzato, come una lastra di ghiaccio sotto cui ricomincia a scorrere l’acqua.
Lui invece, il cavallo, l’ha riconosciuta subito e adesso la aspetta, aspetta che anche Sara risalga la corrente dei ricordi e di emozioni troppo a lungo soffocate. Così, mentre gli umani percorrono a ritroso la storia di Pancio e si avvicinano sempre di più a Pan, condannato a morte dal suo temperamento indipendente e pensante, il cavallo lancia richiami silenziosi fatti di movimenti, esitazioni e sguardi, segni di riconoscimento solo per lei, perché lei veda, ricordi, torni al passato e a se stessa. A loro due. All’intesa spezzata. Accade improvvisamente, il giorno in cui Sara, ancora incerta se ascoltare l’anima anziché la mente, vede Pancio reagire come avrebbe fatto Pan di fronte all’uomo incaricato, anni prima, della sua vendita. Proseguire sulla strada della ragione, così proteggendosi dal passato, o rivolgersi a sé e al cavallo seguendo l’istinto, e finalmente riconoscere Pan, accettare il dolore e perdonarsi?
Sara, quasi senza accorgersene, affidò ai movimenti del suo corpo il compito di dirigere il cavallo dove voleva che andasse. E l’animale, in una danza nota ed antichissima, rispondeva attento ad ogni suo spostamento”. Nella danza di donna e cavallo nuovamente insieme, si sciolgono i nodi e tutto può riprendere a scorrere. Dopo essersi ritrovata guardando indietro e in sé, Sara può tornare a guardare avanti e all’uomo che con discrezione l’ha aiutata nel suo percorso interiore.
Psicologa e giornalista, Maria Lucia Galli mette le sue competenze al servizio della donna di cavalli che è: io narrante, storico e psicologico si incontrano e miscelano efficacemente in una narrazione che in modo limpido, ma mai freddo o pedante, racconta una storia di anime calandola nel mondo equestre di oggi. Cavalli mandati al macello perché “è vecchio e poi ha la testa matta, quello è un cavallo imprevedibile”, commercianti che fiutano l’affare, cavalieri esperti e affermati pronti a vendere un cavallo perché “non lo pieghi. Non hanno saputo fletterne la personalità. E’ troppo autonomo. Deve obbedire, cazzo!”. E poi i rari cercatori, che nei cavalli non vedono automi o strumenti, ma individui e “specchi, che riflettono di noi proprio ciò che non vogliamo riconoscere”. Una riflessione in forma narrativa, questo Specchio di Pan, in cui i sentimenti aprono la strada a modi diversi di guardare la realtà di sempre, per vedere oltre e piu’ in profondità.
[ Edizioni Equitare, 2008; (narrativa) – Pagine 160 – Euro 14,00]