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Sali in sella con l’Auriga

Sali in sella con l’Auriga !!
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Con Pam e Fise Lazio adesso si può: L’Auriga aderisce alla promozione Sali in Sella !

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I titolari di carta Per Te Pam e Panorama potranno regalare ai loro bambini (4-12 anni) un pacchetto di lezioni di equitazione a prezzo speciale.

Un’occasione preziosa per stare insieme al cavallo e per fare la conoscenza con L’Auriga

 Vi aspettiamo… Portate la vostra Carta!

Per informazioni e prenotazioni: 3346723849

Equus

Tim Flach
Equus

equus

Equus è un racconto per immagini, fatto dal fotografo britannico Tim Flach. Il suo primo libro, racconta l’autore nel suo sito (www.timflach.com), certo un libro che viene da lontano, almeno a giudicare dalla varietà di stili e scelte tematiche, che non appaiono mai casuali.

Citazioni pittoriche richiamano i ritratti di Stubbs, giochi di chiaroscuro virano all’optical astratto, il naturalismo paesaggistico cede il passo alla cura anatomica del dettaglio, che decontestualizzato si sublima in segno grafico e simbolo ancora da svelare. Suggestiva la serie di foto dall’embrione al puledro, spettrali i cavalli “in maschera”.

Tutto da vedere, guardare, osservare, digerire. Ricordando, come fa Flach, che Equus è “quella famiglia di animali che va dalla zebra all’asino, ma è soprattutto cavalli”.

In Italia, il libro è edito dall’agenzia fotografica Contrasto.

Contrastobooks, 2008; (fotografia) – Pagine 304, 162 fotografie a colori

La formazione del puledro secondo il metodo naturale

Raimondo d’Inenzo
La formazione del puledro secondo il metodo naturale

puledroFacendo tesoro dei principi del “Sistema naturale di equitazione” di Federigo Caprilli, e integrandoli con le più recenti metodologie di doma etologica, il Maggiore Giuliano Bacco, in servizio presso il Centro Veterinario di Grosseto, ha messo a punto questo metodo di formazione del puledro. Dal 2002 si dedica a tempo pieno alla formazione dei puledri sportivi per l’Esercito Italiano, con eccellenti risultati. La sua esperienza è oggetto anche di seminari per studenti universitari.

In cosa consiste la validità di questo metodo? Nel fatto che non è basato sulla coercizione e tanto meno sulla violenza, ma restituisce dignità al cavallo, riconoscendone le potenzialità e ricercando la sua fiducia e la sua collaborazione.

Il libro, di lettura scorrevole e documentato da numerose illustrazioni a colori, espone con chiarezza tutte le fasi di formazione del puledro, a partire dalla nascita fino ai quattro anni di età, momento in cui può iniziare l’addestramento vero e proprio come cavallo sportivo o da sella. Costituisce una valida guida per privati, maneggi, ma anche veri e propri allevamenti: per tutti coloro che hanno a cuore il benessere del cavallo, oltre alla responsabilità del suo sano sviluppo

[ Edizioni Equitare, 2009;- Pagine 128 – Euro 24,00 ]

Cavalli inutili ?

Roberta Ravello
Cavalli inutili ?

inutili

Questo libro, che inizialmente colpisce per l’ampia galleria fotografica, documenta la condizione dei cavalli abbandonati o diventati “inutili”. Il più delle volte gli equini vengono immessi nel circuito della macellazione, legale o clandestina, in quanto si tratta della soluzione più redditizia. Se però i cavalli provengono dal mondo delle corse e dell’agonismo, ci sono forti probabilità che si tratti di animali trattati farmacologicamente, le cui carni costituiscono un rischio per i consumatori, sia umani che animali.

La Ravello esamina le leggi e le normative vigenti al riguardo, ma espone anche i principi che dovrebbero regolare il rapporto, vecchio di trentamila anni, fra uomo e cavallo, in luogo dello sfruttamento a cui questo animale/compagno è spesso sottoposto. Infine ricorda le varie alternative possibili: oltre alla macellazione esistono il pascolo, l’affido, utilizzi diversi, insomma scelte più umane che tengano conto della dignità e del valore di questo amico dell’uomo.

[ Edizioni Equitare, 2008; Pagine 128 – Euro 14,00 ]

Il dito nella piaga

Gerd Heuschmann
Il dito nella piaga

dito

 

Questo è l’interrogativo che si è posto Gerd Heuschmann, medico veterinario da oltre vent’anni. La sua esperienza professionale e la sua pratica di cavaliere lo hanno convinto che “per malinteso orgoglio o semplicemente per ignoranza, cavalli anche giovani vengono costretti in posture che possono danneggiare fortemente la loro salute”. Si sta dunque battendo perché le pratiche scorrette vengano abolite nel più breve tempo possibile e si ritorni a educare e montare il cavallo in base ai principi dell’equitazione classica.

In questo libro fornisce risposte e offre argomentazioni riguardo a ciò che è “sbagliato” e “giusto” in equitazione. Spiega su quali argomenti poggia la sua critica e perché metodi scorretti nell’insegnamento dell’equitazione abbiano conseguenze gravi sulla salute del cavallo. Analizza le categorie di persone legate al mondo equestre e le responsabilità di ciascuna di esse: cavalieri, allevatori, giudici, pubblico, addestratori e allenatori, associazioni di allevatori e sportive. Introduce le nozioni fondamentali di anatomia e fisiologia, necessarie per comprendere quali siano i movimenti corretti per il cavallo e per il suo addestramento fisiologico.

“Il dito nella piaga”, dal titolo volutamente provocatorio, ha l’obiettivo di scuotere le coscienze di tutti i cavalieri.

[ Edizioni Equitare, 2008; Pagine 144 – Euro 29,00 – a cura di Giuliana Belli, traduzione di Luigi Pacetti ]

Fotofinish

G. Cacciatore V. Gebbia G. Palazzotto
Fotofinish

FotofinishAnimali e bestie, cavalli e uomini. I protagonisti dei tre racconti raccolti da Edizioni Ambiente nel libro “Fotofinish”. Si tratta della rielaborazione narrativa di tre delle migliaia di storie che, raccontate ogni anno dal Rapporto Ecomafia di Legambiente, confluiscono poi nella collana VerdeNero – Storie di Ecomafia.

“Fotofinish” è il secondo volume e racconta il mondo delle corse clandestine in Sicilia: i cavalli sono le prime vittime, destinati come sono a corse senza regole sull’asfalto delle periferie, dopati per andare più veloci e senza sentire dolore o fatica.

E poi ci sono gli uomini: quelli che i cavalli li sfruttano e quelli che dei cavalli si innamorano; la mafia e il resto del mondo, due realtà che condividono lo stesso spazio, spesso sfiorandosi o intimamente intrecciandosi, in un groviglio difficile da sciogliere.

Un cavallo, una storia, la prima è quella di Passione e un ragazzo senza nome, che trova la cavalla in un maneggio cadente e comincia a montarla. L’amore per la cavalla è quello che lo spinge, ma il proprietario del maneggio è implicato nelle corse clandestine e anche se a malincuore porta il ragazzo in gara, quasi a tradimento e nascondendogli la verità sui farmaci somministrati all’animale. Passione non regge, cade e muore. Il ragazzo scompare, “pof, come in una nuvola”. Come un fantasma che solo il proprietario del maneggio ricorderà, cercando di dimenticarlo e di dimenticare, con lui, la propria innocenza di ragazzo, quando anche lui credeva di essere a Camelot, “come nelle favole. Credendoci.” Ma “erano a Palermo. Loro a Palermo vivevano, e non a Camelot. Buttana della miseria” (“Si chiama Passione”, di Giacomo Cacciatore).

Il secondo racconto (“Brutto stronzo amore mio”, di Valentina Gebbia) è il monologo di una donna rivolto al figlio perduto. Un cavallo, Bonzo, regalatogli dal padre e mai montato, perché il regalo era un pretesto per tenere in piedi una storia con l’amante e avere un cavallo da fare correre per i signori di Cosa Nostra. Un giovane, Ciccio, che prima si stupisce del dono e poi ne comprende il senso, finendo col perdere la fiducia nel padre, facciata rispettabile e mani sporche. Il tragico chiarimento finale tra padre e figlio, l’uno colluso e l’altro risvegliato alla coscienza civile, una caduta accidentale che causa la morte di Ciccio, il rimorso che porta il padre al suicidio. Una donna che rimane sola, vestita di nero, tragicamente lucida.
Si chiama Angelo il ragazzo del terzo racconto: un “mongoloide”, un diverso. Angelo ama i cavalli e va spesso a trovare Peppe, nella pensione per cavalli che ospita anche gli animali dei mafiosi. Tollerato con la sua presenza goffa e ingombrante, Angelo diventa un pericolo quando un giorno, arriva alla pensione di Peppe a un’ora inconsueta e vede i boss scambiarsi denaro e medicine per dopare i cavalli. Lì si decide il suo destino: Angelo muore travolto non accidentalmente da un camion, proprio nel giorno in cui in quella pensione ritrova Re Ruggero, il cavallo con il quale aveva costruito un rapporto di amore e fiducia, e che gli era stato rubato. Morirà presto anche Re Ruggero, in una delle tante corse senza ritorno. (“Anche i cavalli sognano?” di Gery Palazzotto).

Federica Marino

[ Ambiente 2007 , Collana Verdenero (narrativa) – Pagine 128 – Euro 10,00 ]

 

Lo specchio di Pan

Maria Lucia Galli
Lo specchio dio Pan

specchio

 

Lo Specchio di Pan è una storia d’amore: tra un uomo e una donna, ma ancora prima e più intimamente, tra una donna e un cavallo. Lo specchio è lo sguardo dell’altro, come quando ci si specchia nelle pupille di chi ci sta di fronte. L’Altro è il cavallo Pan, e il suo sguardo laterale va dritto all’anima della donna che in esso si ritrova. Raccontata così, sembra una storia complicata, ma complicate sono le storie vere, anche le più semplici. E allora ricominciamo: Sara, un’affermata veterinaria, vede a una fiera di campagna un cavallo che le ricorda quello da lei lasciato a malincuore anni prima. Con un impulso improvviso, come se obbedisse a un richiamo oscuro, se lo porta via. Non lo ha riconosciuto, non ha ancora realizzato che il vecchio Pancio, più giallo che grigio e dagli incredibili occhi azzurri, è il lipizzano Pan, il suo cavallo di un tempo. Non lo sa ancora, ma quel vecchio cavallo destinato al macello le sembra forse un’opportunità di rimediare all’errore passato: non lo sa, ma lo sente. Qualcosa in lei si è spezzato, come una lastra di ghiaccio sotto cui ricomincia a scorrere l’acqua.

Lui invece, il cavallo, l’ha riconosciuta subito e adesso la aspetta, aspetta che anche Sara risalga la corrente dei ricordi e di emozioni troppo a lungo soffocate. Così, mentre gli umani percorrono a ritroso la storia di Pancio e si avvicinano sempre di più a Pan, condannato a morte dal suo temperamento indipendente e pensante, il cavallo lancia richiami silenziosi fatti di movimenti, esitazioni e sguardi, segni di riconoscimento solo per lei, perché lei veda, ricordi, torni al passato e a se stessa. A loro due. All’intesa spezzata. Accade improvvisamente, il giorno in cui Sara, ancora incerta se ascoltare l’anima anziché la mente, vede Pancio reagire come avrebbe fatto Pan di fronte all’uomo incaricato, anni prima, della sua vendita. Proseguire sulla strada della ragione, così proteggendosi dal passato, o rivolgersi a sé e al cavallo seguendo l’istinto, e finalmente riconoscere Pan, accettare il dolore e perdonarsi?
Sara, quasi senza accorgersene, affidò ai movimenti del suo corpo il compito di dirigere il cavallo dove voleva che andasse. E l’animale, in una danza nota ed antichissima, rispondeva attento ad ogni suo spostamento”. Nella danza di donna e cavallo nuovamente insieme, si sciolgono i nodi e tutto può riprendere a scorrere. Dopo essersi ritrovata guardando indietro e in sé, Sara può tornare a guardare avanti e all’uomo che con discrezione l’ha aiutata nel suo percorso interiore.
Psicologa e giornalista, Maria Lucia Galli mette le sue competenze al servizio della donna di cavalli che è: io narrante, storico e psicologico si incontrano e miscelano efficacemente in una narrazione che in modo limpido, ma mai freddo o pedante, racconta una storia di anime calandola nel mondo equestre di oggi. Cavalli mandati al macello perché “è vecchio e poi ha la testa matta, quello è un cavallo imprevedibile”, commercianti che fiutano l’affare, cavalieri esperti e affermati pronti a vendere un cavallo perché “non lo pieghi. Non hanno saputo fletterne la personalità. E’ troppo autonomo. Deve obbedire, cazzo!”. E poi i rari cercatori, che nei cavalli non vedono automi o strumenti, ma individui e “specchi, che riflettono di noi proprio ciò che non vogliamo riconoscere”. Una riflessione in forma narrativa, questo Specchio di Pan, in cui i sentimenti aprono la strada a modi diversi di guardare la realtà di sempre, per vedere oltre e piu’ in profondità.

[ Edizioni Equitare, 2008; (narrativa) – Pagine 160 – Euro 14,00]

Elios un cavallo per amico

Giorgio Manganelli
Elios un cavallo per amico
Se son certo che il cavallo è il mio destino,
non è impossibile che io stesso appartenga al destino del cavallo.
amico

Questo libro non si rivolge solo agli appassionati di equitazione, ma bensì a tutti coloro che credono nei benefici della relazione tra l’uomo e il cavallo. È da poco conosciuta la terapia per mezzo del cavallo, che riesce là dove la psicologia, non arriva. Un cavallo per conoscere te stesso. L’equitazione, non è uno sport come tutti gli altri. Essa è caratterizzata da una relazione tra due esseri viventi, che comunicano tra loro in maniera completamente differente. Questa, li costringe a un approfondimento della conoscenza di se stessi, e a porsi continuamente in ascolto degli altri. Il cavalcare inteso come metodo di comunicazione, di mettersi in relazione e in ascolto, evita di concentrarsi solo su se stessi. Porta l’individuo ad una notevole apertura della mente e ad un bisogno di relazionarsi, che spesso la vita quotidiana, lo porta a dimenticare.

Colui che s’imbatte nella passione equestre, entra in un mondo straordinario, che lo spinge a confrontarsi con se stesso e con gli altri, stimolandolo a migliorare sempre di più, al fine di superare i propri limiti. Inoltre, vedere il cavallo come un compagno e amico, con il quale condividere successi, tensioni e fallimenti, l’accudirlo e il curarlo, conduce l’uomo verso una crescita morale, tramite l’acquisizione di un senso di responsabilità e altruismo, che nella vita gli torneranno molto spesso utili. Non sono in tanti a saper vivere l’arte del cavalcare con questo spirito. Molti considerano il cavallo come una macchina, la quale, appena non funziona più è da gettare via, per averne in cambio, una più funzionale.
Ringrazio particolarmente l’associazione L’Auriga onlus e gli istruttori federali: Nicoletta Angelini, Lucilla Montanari e Geremia Toia, per avermi insegnato a cavalcare, nel rispetto del cavallo. Spero attraverso questo libro di trasmettere la consapevolezza di quanto sia importante amare e rispettare questi stupendi animali, che ci insegnano e ci danno tanto.

[ Collana “I salici” (narrativa) – Pagine 76 – Euro 8,00 ]

Il cavallo a dondolo

G. G. Marquez
Il cavallo a dondolo
La mancanza di comunicazione con i cavalli ha creato arretratezza nell’umanità. Se un giorno vi rimediassimo potremmo fabbricare il centauro.

Questo libro è rivolto in particolare a coloro che ricordano ancora di aver posseduto un cavallo a dondolo e che oggi, a vario titolo, si occupano di fornire sostegno e aiuto a persone che, spesso per cause assai diverse, presentano un disagio evolutivo.
L’immagine del gioco del cavallo a dondolo riflette con semplicità il sapore antico del rapporto tra uomo e cavallo, nel rispetto della dimensione temporale, scandita dal ritmo rassicurante del dondolio. Il tipico movimento oscillatorio risale certamente ad un processo relativo a premesse biologiche essenziali della specie umana e accompagna l’uomo dalla culla alla sedia a dondolo cavallo appartiene all’immaginario infantile e collettivo sino a diventare, nella sua veste simbolica, veicolo di realizzazione di ideali umani come evocato nel mito dell’eroe. Cavallo e cavaliere: entità eterogenee in grado di stabilire tra loro livelli significativi di reciprocità, su un piano verticale che collega tra loro diversità e uguaglianza. Nel rapporto uomo-cavaliere e animale-cavallo vengono messe in atto modalità comunicative complesse, attraverso un linguaggio prevalentemente corporeo; questo contesto relazionale assume un particolare significato se riferito ad un percorso intrapreso da soggetti il cui ambiente (familiare e/o sociale) sia (o sia stato) carente nell’offrire gli spazi e gli strumenti necessari al raggiungimento del controllo della propria vita pulsionale.
La Terapia per Mezzo del Cavallo (T.M.C.), più conosciuta come Ippoterapia, va qualificandosi come intervento terapeutico-riabilitativo sulla base delle soddisfacenti risposte che ha saputo offrire nel campo dell’assistenza e cura di soggetti disabili: oggi è in discussione il suo riconoscimento da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Il libro nasce dall’idea che approfondire le dinamiche affettivo-relazionali sottese al rapporto uomo-cavallo partendo dal riconoscimento del suo carattere arcaico, possa contribuire ad ampliare la conoscenza ben oltre i rigidi confini in cui è isolato l’handicap. Qui gli autori (Vincenzo Padiglione, Antonella Luccardi, Mario Orlandi, Bino J. Gentili, Nicoletta Angelini, Francesco Montefinese, Roberto Altieri, Alessandra Antonangeli, Rita Fantone e Alessandra Menichetti), di eterogenea formazione, propongono degli spunti teorici relativi all’impiego del cavallo. Il libro “Il cavallo a dondolo” (120 pagine, “Lilith Edizioni”), è in vendita presso il nostro Centro.

dondolo

Una seconda vita

Timo Ameruoso
UNA SECONDA VITA
Alla scoperta di un rapporto consapevole con il cavallo
Edizioni Equitare, Rosia (Siena), 2008

vita

La cosa più difficile nel lavoro con il cavallo è il lavoro su se stessi”: parola di Timo Ameruoso, autore di Una seconda vita (Equitare, 2008). La prima vita di Timo finisce il 19 maggio 1995 quando, a 16 anni, ha un incidente stradale da cui esce con le gambe paralizzate. Per una vita finita, una che comincia: Timo esce dal coma e torna a casa, dove ritrova il suo cavallo da completo, Pascal.
Timo era una promessa dell’equitazione tedesca, prima di quel 19 maggio. E dopo, che cosa gli rimane? Due anni di lavoro a terra prima di tornare in sella a Pascal, due anni in cui Timo si interroga sul suo passato di cavaliere: “Ero stato un cavaliere di successo, eppure (…) devo concludere di essere stato un cavaliere qualunque”. La competizione attira ancora Timo, che si allena per partecipare a una gara: “Avevo ricominciato a montare a cavallo – scrive – e i miei pensieri erano di nuovo proiettati verso i trofei e le vittorie”. Una nuova caduta lo riporta in coma: dopo 10 giorni tra la vita e la morte, anche la consapevolezza di Timo si risveglia con lui: “Ci sono cose molto più: importanti dei successi nei concorsi (…): per colpa di una gara avevo quasi perso la vita, perché l’ambizione di mostrarmi di nuovo a tutti era stata più forte del buonsenso”.
Tutto da rifare, partendo dall’amore per i cavalli, alla ricerca di un rapporto da ricostruire su basi nuove e più profonde. E la necessità di cambiare, di andare avanti, viene a Timo dal trauma, dalla rottura, dalla caduta che lo ha immobilizzato e costretto a pensare a sè e al cavallo, anziché alla gara e al successo
Timo non racconta il riscatto dalla disabilità, ma la risorsa che l’handicap gli ha dato: un punto di vista diverso su stesso. L’incidente e la disabilità sono traumi, certo, ma sono anche occasione e opportunità. Se indietro non si torna, si può andare avanti, con la consapevolezza degli errori passati, senza rimpiangere di averli fatti e senza disperarsi per il trauma che cambia la vita: “L’incidente – scrive Luca Pancalli nella prefazione – ci ha costretti a deviare il percorso, ma solo a deviarlo, non a interromperlo”.

Per acquistare il libro chiedi informazioni a: info@lauriga.it.